ANCONA – “Siamo diventati bravissimi a gestire le emergenze in questo paese sia perché il sistema della Protezione Civile è un’eccellenza ma soprattutto perché, troppo frequentemente, il territorio italiano è colpito da disastri, come in questi giorni nel sannio e a Messina.

Il punto è che dobbiamo fare una legge urbanistica per non consumare più un metro quadro di terreno agricolo riqualificando e demolendo le vecchie strutture non sussistendo più la necessità di espandere le nostre città e soprattutto, stando sull’attualità, il ponte sullo stretto di Messina non ci serve e non serve a questo paese”. Così Maurizio Mangialardi, presidente di Anci Marche ha introdotto i lavori del convegno “Piano degli interventi per il contrasto del dissesto idrogeologico” organizzato da Anci Marche in collaborazione con Anci Abruzzo ed Anci Umbria. La riflessione sul tema ha riguardato tutti i soggetti della filiera a partire da Italia Sicura, l’unità di missione di Palazzo Chigi. Il direttore Mauro Grassi ha spiegato che “la prima cosa che abbiamo fatto è stato mettere ordine creando una filiera corta per la gestione delle emergenze che parte da Roma, intesa come Protezione Civile, Ministero delle Infrastrutture e dell’Ambiente ed arriva al presidente della giunta regionale oggetto dell’emergenza che funge da commissario di governo”. Sui fondi, lo stanziamento era di 400 milioni l’anno, noi l’abbiamo triplicato portandolo a 1,2 miliardi l’anno che non bastano, ovvio, ma che già è un segno dell’attenzione del governo a questo problema che sta anche ragionando sulla creazione di un piano di lavoro per i prossimi 6 anni. A proposito dell’attenzione il Cardinale Menichelli, Arcivescovo di Ancona-Osimo ha suggerito di “rimettere in circolazione la parola creato, intendendo il territorio come qualcosa che non è nostro ma che noi abbiamo il compito di custodire, coltivare, governare e quindi riconsegnare alle generazioni future”. Dal convegno emerge l’idea di ragionare sul concetto di ecologia urbana, intesa anche, come ha sottolineato il prefetto Raffaele Cannizzaro, come il “senso di responsabilità del quale tutti dobbiamo sentirci investiti perché non credo che le colpe dei disastri vadano attribuiti ai mutamenti climatici: i responsabili siamo noi.” Il territorio regionale e nazionale è stato di recente più volte colpito da calamità riguardanti il dissesto idrogeologico ed “occorre – ha detto Roberto Oreficini in rappresentanza del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri – “affrontare il problema dell’organizzazione della protezione civile sia a livello comunale che regionale e va fatto non durante l’emergenza, ma in sede di pianificazione, così da non farsi spaventare dalla criticità che si verifica”. A livello regionale, Marcello Principi, Direttore delle Politiche integrate della Sicurezza della Regiona Marche ha dato alcuni numeri: “dal 2005 al 2010 le risorse impiegate sono state pari a 112 milioni su 430 necessari, pari al 26%. Nel periodo 2011-15 sono stati decretati 5 stati d’emergenza avendo a disposizione circa 132 milioni di eruo per riparare i danni subiti che è pari al 10% dei danni stimati”.

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Goffredo Brandoni