ANCONA – Passare da una concezione di rischio statico a una concezione di rischio dinamico e quindi variabile perché il rischio cambia rispetto all’evento che accade, all’orario della giornata nel quale si verifica, o del periodo dell’anno tra estate e inverno ecc.

Ecco la sintesi dei risultati dell’evento organizzato ANCI Marche, in stretta collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Architettura, nell’ambito del progetto “BE S2ECURe – (make) Built Environment Safer in Slow and Emergency Conditions through behavioUral assessed/designed Resilient solutions”. Al momento la concezione è statica e per questo occorre un salto di qualità che superi il concetto di piano unico di emergenza o di evacuazione creandone di variabili nel tempo e quindi più efficace. Ridurre il rischio è possibile senza intervenire sull’ambiente costruito ma intervenendo sull’educazione a come i cittadini devono comportarsi nelle diverse circostanze. Le persone troppo spesso non sanno cosa fare, dove scappare o rifugiarsi a seconda dei vari casi. Oggi la tecnologia attraverso la realtà virtuale consente di progettare percorsi di educazione ad affrontare il rischio. Il convegno ha presentato i risultati del Progetto di rilevante interesse nazionale BE S2ECURe – finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, e si è proposto come momento di approfondimento per fornire metodi, strumenti e linee guida per accrescere la resilienza dell’Ambiente Costruito esistente, con particolare riferimento agli spazi pubblici all’aperto, luoghi imprescindibili per gestire le emergenze e le vie di fuga/evacuazione. I lavori sono stati coordinati nella prima parte da Francesca Bedeschi Direttore di Anci Marche ed introdotti dai saluti del prof. Marco D’Orazio, ProRettore dell’Università Politecnica delle Marche, l’Assessore all’Università del Comune di Ancona Marco Battino Marco Fioravanti, Presidente di Anci Marche e i referenti delle Anci regionali di Lazio, Lombardia, Puglia e Umbria presenti. “Il rapporto stretto tra ricerca scientifica e sindaci è fondamentale – ha detto Marco Fioravanti – e per noi che, come amministratori, abbiamo a cuore la sicurezza dei cittadini e non solo, è importante che vi sia un’evoluzione verso una consapevolezza della prevenzione del rischio più consapevole. L’illustrazione degli studi effettuati nel corso del progetto dai referenti dei vari atenei italiani ha dato una fotografia molto avanzata del percorso. Quindi la tavola rotonda con la moderazione di Roberto Oreficini, Vicepresidente Commissione Nazionale Grandi Rischi interverranno alla quale hanno partecipato Antonio Ragonesi, Responsabile Area Protezione Civile e Sicurezza di Anci Nazionale, Titti Postiglione, Vice-Capo Dipartimento Protezione Civile Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roberto Cardinali, Presidente di Confindustria Marche, Stefano Stefoni, Dir. Protezione Civile Regione Marche. Per Ragonesi “il modello italiano di Protezione Civile è tra i più apprezzati a livello europeo – ha detto – anche perché ogni comune dal 30 aprile 2024 deve aggiornare il proprio piano se risale a prima del 2021 e rientra tra quelli fondamentali che, in quanto tali, vanno ad essere dotati della dotazione finanziare”. “Degli 8mila comuni italiani, 5.700 hanno meno di 5.000 abitanti e 3.000 di questi hanno meno di 1.000 abitanti e quindi hanno poca dotazione organica. Di conseguenza il sindaco è responsabile dell’applicazione dei piani come ufficiale di governo”. Per Titti Postiglione “il percorso di consapevolezza per le istituzioni più piccole può e deve crescere ancora essendo questi comuni sottorganico e quindi fare prevenzione in questi casi è più difficile. Fondamentale è il ruolo della tecnologia che va utilizzata bene senza dimenticare che poi abbiamo a che fare con persone. Il sistema di Protezione Civile mette a sistema le differenti funzioni compresi i volontari che fanno un lavoro straordinario e generoso”. Quindi spazio agli interventi degli Ordini delle professioni tecniche Architetti, Ingegneri, Geometri, Geologi e le conclusioni a cura del prof. Enrico Quagliarini, coordinatore del progetto BE S2ECURe.